Edward Lionhearth, un interprete shakespeariano regolarmente stroncato dai critici per la sua gigioneria, si vede sostituito, nell'assegnazione del loro premio annuale per il miglior attore, da un giovane alle prime armi Profondamente ferito, si reca dai suoi detrattori -riuniti per festeggiare il verdetto - e davanti ai loro occhi si getta nel Tamigi. Fortuna vuole che, mentre tutti lo danno per morto, Lionhearth venga tratto in salvo da un gruppo di laidi barboni. Col loro aiuto e con quello di sua figlia Edwina, comincia a vendicarsi dei critici - nove - che gli avevano rifiutato il premio, ispirandosi ad altrettante tragedie del suo repertorio. A uno inferisce quaranta pugnalate (come nel "Giulio Cesare"), trafigge il secondo con una lancia (come nel "Troilo e Cressida") lasciando che un cavallo trascini il suo corpo nella polvere; induce un terzo a uccidere, per gelosia, la propria moglie "Otello") e così via. L'intervento della polizia, però gli impedisce di consumare la sua vendetta fino in fondo: il nomo critico si salva e Lionhearth, invece, perisce tra le fiamme.