Dopo essere stato liberato per ordine di Ponzio Pilato, Barabba riprende la sua vita violenta di brigante e, anche se il ricordo del Nazareno cui deve la vita č ormai impresso indelebilmente nella sua mente, rifiuta di credere in Lui. Per avere ucciso uno dei responsabili della lapidazione di Rachele, una sua amica convertitasi alla nuova religione, viene condannato nuovamente, questa volta ai lavori forzati. Nelle miniere di Sicilia stringe amicizia con un cristiano e, una volta liberato, viene messo, insieme al nuovo amico, al seguito di un senatore romano. Giunti a Roma, i due vengono arruolati fra i gladiatori. Quando Nerone dā la cittā alle fiamme, credendo di far cosa gradita al Signore (la colpa dell'incendio č infatti addossata ai cristiani), Barabba brucia un magazzino. Scoperto ed arrestato, muore sulla croce, ripetendo le parole udite sul Calvario: "Mi rimetto nelle tue mani, o Signore".