Terzo film di Totò dopo Fermo con le mani (1937) e Animali pazzi (1939), San Giovanni Decollato è il primo film di un certo successo del comico napoletano. Tratto da una commedia di Nino Martoglio del 1908, il film doveva essere interpretato da Angelo Musco, che l’aveva già portata sullo schermo all’epoca del cinema muto, nel 1917. Ma la scomparsa del comico siciliano nel 1937 costrinse il produttore Liborio Termine a cercare un degno sostituto e la scelta ricadde finalmente su Totò. E il risultato fu entusiasmante, perché Totò riuscì in un sol colpo a dar vita a tutto il suo campionario di comicità fatto sì di un “corpo comico” che si fonda sulla mimica (e da questo punto di vista la prima parte del film è esemplare, con quel lungo primo piano con la voce dell’avvocato che ne descrive i tratti somatici come quelli di un uomo “fuori di testa”, con Totò che modifica espressione di continuo), ma anche di un personaggio solido e complesso, capace di inventare delle gag verbali assolutamente “surreali”, che diventeranno parte del linguaggio comune nazionale, come “bazzecole”, “quisquilie”, “pinzillacchere”, “a prescindere”, per non parlare di vere e proprie massime come “ciabattini si nasce”. Coadiuvato da un solido gruppo di teatranti, con in testa la sorella dei De Filippo, Titina, Totò non raggiunge ancora i fasti che di lì a qualche anno lo trasformeranno in una “fabbrica di successi”, ma certo lascia intravedere tutti i presupposti di una comicità travolgente, anarchica ed irrefrenabile, che indubbiamente l’atmosfera non certo liberale del regime di Mussolini (il film venne girato nella Cinecittà da poco inaugurata dal Duce) in qualche modo ancora riusciva ad ingabbiare. Gli elementi narrativi sono tipici della commedia teatrale dell’epoca, con le diverse sottostorie che poi si intrecciano nel finale: Totò (Agostino Miciacio), che fa il portiere, indaga sul furto dell’olio che ogni giorno mette al suo Santo preferito; il fidanzamento combinato per la figlia con il protetto dal guappo del quartiere; il ciabattino cantante ed il portiere licenziato; il fidanzamento “vero” della figlia e la trasformazione di Totò in un professore (che poi darà una lezione al calzolaio dai prezzi troppo alti in casa del futuro genero, con un lungo monologo straordinario). Va detto che nella commedia di Martoglio non c’era né la divertente scena iniziale in tribunale e neppure la scatenata “battaglia dei piatti” del finale, scena voluta proprio da Totò per movimentare il tutto, e che richiese al regista Amleto Palermi ben due giorni di riprese (ma il regista si trovò così bene con Totò che l’anno seguente girò con lui L’allegro fantasma) e dove sia Totò sia Titina De Filippo sia Augusto Di Giovanni riportarono diverse ferite e contusioni. Il DVD, in linea con questa serie apprezzabilissima della Ripley’s Home Video, presenta negli extra il trailer originale del film (i “prossimamente”, come si chiamavano allora), alcuni frammenti dal set, brani del Cinegiornale del Luce, alcune curiosità ed una scheda del regista Amleto Palermi. Una curiosità: è il primo film di Totò sceneggiato da Cesare Zavattini.