Non fu certo un grande successo commerciale questo film diretto da Mario Bonnard nel 1945, ma costituisce non solo il primo film di Totò del dopoguerra, ma anche il primo in cui recita con la sua spalla più famosa, Mario Castellani, con la quale lavorava in teatro dal 1927. E, con la guerra, arriva forte anche uno dei temi classici della comicità di Totò, quello della fame, che qui il grande attore napoletano riesce a far emergere con un piccolo gesto, da vero signore, raccogliendo le briciole dei biscotti, con un gesto rapido, quasi con classe... La commedia, scritta per il teatro dai fratelli Schoenthan, era stata portata sui palcoscenici dal comico siciliano Angelo Musco e il produttore, Liborio Capitani, sognava con questo film di ripetere il grosso successo ottenuto con San Giovanni Decollato. Ma, complice la guerra appena conclusa, il successo non arrivò, nonostante la buona interpretazione, al fianco di Totò, di due ottimi attori come Carlo Campanini (che ritroverà Totò nel grande successo di due anni dopo de I due orfanelli), e Clelia Matania, che dà corpo al bel personaggio di Rosina, governante di Campanini e sempre pronta a mettere bocca su tutto. Sono proprio gli elementi di contorno, i cosiddetti “caratteristi”, ad emergere in questa storia, che racconta di una compagnia teatrale ridotta alla fame che, pur di lavorare, accetta un testo da recitare di uno scrittore dilettante, un professore (Campanini), che aveva adattato per il palcoscenico la storia del ratto delle Sabine. Ma oltre ai duetti tra Totò e Campanini il film si fa notare per la presenza di alcune di quelle caratteristiche espressioni che diventeranno il marchio di fabbrica di Totò negli anni successivi, da “a prescindere”, al gioco dei nomi storpiati, fino alla famosa battuta, ripresa in altre occasioni “Aristofane è morto? Ma quando? - Duemila anni fa - Come passa il tempo!” Il film uscì all’epoca anche con il titolo Il professor Trombone, e la versione che si vede oggi è quella rimontata nel 1950, essendo andato perduto il negativo originale del film. Il DVD, pur non presentando materiali speciali straordinari, testimonia comunque la cura con la quale questi prodotti della Ripley’s Home Video vengono trattati, con il trailer dell’epoca, un frammento “muto”, rarissimo, quasi rubato dalle scene di Totò a teatro, un cinegiornale del 1943 e la scheda del regista Mario Bonnard. Su di un film, dove anche per gli studiosi più accaniti, è difficile trovare documentazione forse di più non si poteva chiedere.