Ron Kovic, nato il quattro di luglio (festa dell'Indipendenza americana) in un piccolo centro presso New York, da una famiglia cattolica e tradizionalista, è stato educato all'agonismo e a credere negli ideali dell'americano medio. Nel 1967, raggiunta l'età necessaria, il ragazzo, lasciata la dolce fidanzata Donna, parte volontario per il Vietnam, convinto di andare a difendere la patria e la civiltà contro il comunismo. A Ron, un marine che subito si trova scaraventato in un inferno, in un paese incomprensibile, in una guerra crudele, in cui vede ammazzare donne e bambini vietnamiti, accade di uccidere per errore il suo commilitone Wilson. Poi, la catastrofe nel 1968: ferito gravemente alla spina dorsale rimane paralizzato dalla vita in giù, perdendo così l'uso delle gambe, la possibilità di avere figli e rapporti sessuali. Appresa chiaramente la sua situazione dai medici militari, passa poi un lungo e difficile periodo di convalescenza in uno squallido ospedale affidato ad infermieri brutali, soffrendo molto, ma imparando a vivere come un paraplegico e a muoversi sempre su di una sedia a rotelle. Riportato in patria, scopre quanto qui è cambiata la situazione durante la sua assenza: ora per molti la sua sola presenza è scomoda e lui non può vantarsi di essersi sacrificato per gli USA. Sconvolto e umiliato, Ron torna infine in famiglia, dove viene accolto con affetto, anche se non mancano problemi. Segue un lungo periodo di amarezza e umiliazioni, anche quella di un incontro con una prostituta, specializzata in reduci mutilati come lui. Dopo essersi spesso ubriacato, ed essere giunto al massimo abbattimento, Ron incontra di nuovo Donna, che ora svolge con entusiasmo un'attività di propaganda per il pacifismo. Convinto dal suo esempio, Ron, dopo essersi recato dai genitori di Wilson e aver chiesto il loro perdono, si dedica con impegno all'attività pacifista, divenendo un leader del movimento, e trovando così un valido scopo alla sua vita. Nel 1976 sfila nel grande corteo annuale del 4 luglio, quindi si presenta sul palco e parla alla folla, composta in gran parte di giovani, affermando che la guerra è sempre un male.