In Irlanda, il giovane Gerry Conlon, coinvolto in una guerriglia urbana con gli inglesi e con l'IRA, ripara in Inghilterra con l'amico Paul Hill che, arrestato per un attentato che distrugge un pub e sottoposto a violente pressioni, suo malgrado lo denuncia. Gerry, maltrattato per sette giorni dalla polizia, che minaccia di uccidergli il padre Giuseppe, firma una falsa dichiarazione coinvolgendo due hippy della comune dove si era rifugiato con Hill: Paddy Armstrong e Carole Richardson. La polizia arresta poi la zia Annie ed il padre per favoreggiamento. Dopo un processo iniquo, orchestrato dall'ispettore Robert Dixon, che ha coordinato arresti e interrogatori preliminari, tutti vengono condannati. Dopo 15 anni Gerry e il padre, che dividono la cella, scoprono il vero attentatore, Joseph McAndrew. La polizia non ha voluto riaprire il processo, e Giuseppe, tramite l'avvocatessa Gareth Peirce, cerca di dimostrare la verità. Ma la malferma salute lo stronca, ed il figlio, che in carcere ha imparato ad apprezzarne le qualità umane e morali, ne raccoglie l'eredità. Per un fortuito equivoco, la Peirce, che sta consultando, col controllo di Dixon, il fascicolo di Giuseppe, riesce a prendere visione di quello di Gerry, e trova le prove occultate alla difesa da Dixon al processo, ossia la cruciale testimonianza di un barbone irlandese, Charlie Burke, che ha incontrato Gerry e Paul in un parco londinese la notte dell'attentato, la cui esistenza è stata sempre negata dagli inquirenti, e che avrebbe scagionato tutti gli imputati ed i loro presunti complici. Nel processo che segue, ottenuto anche grazie al vasto movimento d'opinione pubblica sorto attorno al clamoroso caso, emerge la verità e tutti vengono liberati.