Nella Roma ancora soggetta al governo pontificio, ma alla vigilia di diventare capitale d'Italia, numerosi prigionieri politici, colpevoli d'auspicare la fine del potere temporale, languono nelle carceri: alcuni, dopo qualche tempo, cedono e rivolgono al Papa domanda di grazia; altri, più fermi nelle loro idee, la rifiutano decisamente. Tra costoro c'è un popolano, Augusto Parenti, che, pur essendo gravemente ammalato, si ostina a resistere. Di idee liberali come lui, sua moglie Teresa, una donna energica e coraggiosa, cerca come può di tirare avanti, per sé e per il figlioletto Mario, finché, spinta dal bisogno, accetta il consiglio di un sacerdote amico, Don Aldo, e manda il bambino in seminario. Approssimandosi il giorno della liberazione di Roma, un patriota, amico di Augusto, penetra clandestinamente in città con un carico d'armi, e si rivolge a Teresa perché chiami a raccolta i compagni. La maggior parte di costoro si tira indietro. Finalmente, quasi senza colpo ferire, ma anche tra lo scarso entusiasmo della popolazione, i Piemontesi entrano in Roma. Penetrata nelle carceri, alla testa di un gruppo di fiere popolane, Teresa libera il marito, il quale, stremato dalla malattia, le muore tra le braccia: prima di vederlo spirare, però, Teresa gli descriverà in tono trionfale la liberazione di Roma, così com'egli l'aveva sempre sognata.