Il film è un documentario che ebbe un grande successo, cosa molto insolita per questo tipo di opera, e venne anche premiato. Rivisto oggi può suscitare sensazioni contrastanti. C'è l'esaltazione per il concerto in se stesso ma anche per i momenti immediatamente precedenti, quando un Elvis nervoso e scalpitante ascolta dietro le quinte le note dell'introduzione, l'inizio di "Così parlò Zarathustra" di Richard Strauss seguite da un veloce attacco di batteria ed ecco che il Re appare, illuminato dai riflettori e sotto l'immane boato del pubblico. Sono momenti che vengono esaltati dal prezioso montaggio di Martin Scorsese: in uno di essi sono tre gli Elvis in attesa, uno vestito di bianco, uno di rosso e uno di azzurro, che si fondono poi in uno solo quando si tratta di affrontare il "cimento nell'arena". Strepitoso.