Rimasto orfano, Metello lavora, come muratore, nel cantiere di un ex-operaio diventato ingegnere che, dimentico delle origini, s'è adeguato alla regola generale di sfruttamento del lavoro. Arrestato per essersi scontrato con la forza pubblica, inviata a proibire le bandiere ai funerali di un muratore anarchico, all'uscita dal carcere ne sposa la figliola Ersilia. Intanto, fra gli operai di Firenze s'è fatto strada l'ideale socialista e anche Metello, che ha ormai abbandonato l'anarchismo paterno per la coscienza e l'unità di classe, partecipa a un grande sciopero proclamato per ottenere migliori salari. Durante la lotta, che si prolunga per giorni e giorni senza alcun risultato, Metello intreccia una relazione con Idina, una borghese vicina di casa, ma la stessa Ersilia interviene energicamente a stroncarla. Come gli industriali avevano previsto, tra gli operai, in sciopero da più di un mese, si fa strada lo scoraggiamento, tanto che, il quarantesimo giorno, un gruppo di loro decide di ripresentarsi al lavoro. Per impedirglielo, Metello ed altri si gettano contro i gendarmi, chiamati a difendere i "crumiri". Un muratore viene colpito a morte da una guardia, ma in quel momento giunge la notizia che i lavoratori hanno vinto la loro battaglia sindacale. Finito, per quel suo gesto, in carcere una seconda volta, Metello promette a Ersilia di non commettere altri errori.