Contestato dai cristiani, che lo accusano, sapendo di mentire, di aver dato Roma alle fiamme e che, guidati da Pietro, preparano la rivoluzione; inviso al Senato, che ha offeso nominando senatore un asino; osteggiato da sua madre Agrippina, che lo vorrebbe morto; il povero Nerone viene interdetto e rinchiuso in manicomio. Mentre un gruppo di congiurati, capeggiati da Seneca, tenta, affidandosi al rimbambito generale Galba, un colpo di Stato, l'Imperatore, liberato dall'amico Petronio Arbitro, mette a profitto le proprie doti di attore specializzato in travestimenti. Riesce, cosė, a mandare all'aria il complotto di Seneca e a indurre Pietro, spacciandosi per Gesų, a rinunciare ai suoi propositi rivoluzionari.