In una calda notte d'estate, Raffaele, l'anziano gestore di un banco-lotto napoletano, viene brutalmente strangolato nel proprio alloggio. Al piano di sopra abita la figlia Brigida con il consorte Domenico Aniello Capatosta, Mimė per gli intimi, celeberrimo per saper tradurre i sogni in numeri da giocare. La Polizia accusa lui del delitto e Mimė si ritrova in carcere, mentre della giovane donna si occupa subito e con dubbia sollecitudine l'avvocato Parente. In carcere, Mimė diventa il beniamino di don Salvatore, uno dei pių potenti - se non il maggiore - capi della camorra, che in galera vive con ogni comoditā contornato di teppistelli e trasmettendo incessantemente ordini all'esterno, (complice perfino una delle suore di un orfanotrofio da lui aiutato). Il boss prende in simpatia Domenico, lo promuove ad assaggiatore dei cibi, ma soprattutto č affascinato dalla capacitā del poveraccio di interpretare i sogni e di azzeccare numeri in grandissima maggioranza esatti in previsione, di azioni criminali da compiere. Mentre la moglie di Mimė č diventata l'amante di Parente - che č un boss lui pure -, due uomini in cittā vengono uccisi per ordine del prigioniero di Poggioreale. Gli altri soci lo temono e vorrebbero impadronirsi delle compromettenti carte che don Salvatore conserva in cassaforte nel suo domicilio. Poi, per completare le proprie vendette, don Salvatore riesce a fare uscire Mimė per spiare e impaurire i soci, implicati in contrabbando di droga e sigarette, in loschi appalti ed affari di ogni genere. Morto avvelenato don Salvatore, Mimė inutilmente cerca le carte del defunto che non si trovano (nella cassaforte c'č solo il di lui ritratto e ghignante per giunta). Uno ad uno i soci del gruppo, i grossi capi della camorra locale perdono la vita, chi per naufragio, chi per uno scoppio vicino ad un cantiere edilizio per terremotati (e Mimė č sempre sul posto, alternando numeri da giocare e paura di vivere), chi nella grande cella frigorifera dell'istituto di orfanelle (dove i quarti di bue stanno al riparo insieme alla droga di importazione) e di lā lo sfortunato Mimė esce, per parte sua, praticamente surgelato. Lo scontro finale č con Parente, il superstite della odiosa banda, che riceverā da Mimė le famose carte, fin qui da questi occultate, ma che verrā ucciso dalla moglie del giovanotto, nel momento in cui essa apprende dalle labbra del marito che fu proprio Parente ad uccidere papā Raffaele. Perō Mimė accusa della sparatoria se stesso e si consegna al carcere, dove ritorna pių riverito e rispettato di prima.